“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”
Firenze, 9-15 novembre 2015 – Quinto Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana collegato agli Orientamenti pastorali del decennio, dedicati al tema dell’educazione e all’attuale «emergenza educativa».
L’argomento del Convegno, proposto a credenti e non credenti, è espresso in un’affermazione impegnativa: In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. Già da alcuni mesi è stato spedito alle diocesi un Invito al Convegno, una lettera che spiega le ragioni e il senso dell’iniziativa, e chiede, per preparare l’evento, la collaborazione di tutti. In quest’ottica anche il nostro Istituto Superiore di Scienze religiose Sant’Apollinare di Forli ha pensato un suo percorso di approfondimento invitando Mons. Bianchivice presidente del comitato preparatorio del V convegno ecclesiale nazionale, che il 30 ottobre alle ore 20,30 terrà la prolusione di inzio anno accademico sul tema del Convegno di Firenze.
Per «comunicare il Vangelo in un mondo che cambia» occorre porre l’attenzione sulla «questione antropologica». Il che vuol dire domandarsi che cosa significa essere davvero, oggi, esseri umani, che cosa permette pienamente di realizzarci come tali, che cosa può dirci, in proposito, il messaggio cristiano. È urgente tutto questo. Lo è tanto più nella situazione in cui viviamo. Oggi, infatti, predominano, e per lo più sono pacificamente accettate, concezioni riduttive, unilaterali e sbagliate di ciò che siamo e possiamo essere. C’è, ad esempio, l’idea per cui donne e uomini sono anzitutto individui, tendenzialmente isolati, dediti a coltivare i propri interessi, e solo in seguito, se a loro conviene, sono disposti a formare una comunità. E invece noi siamo anzitutto esseri in relazione; lo siamo proprio come esseri umani, figli e padri, appartenenti a una tradizione, inseriti in una società.
È fin troppo diffusa, poi, la convinzione che uomini e donne ubbidiscono in primo luogo ai propri interessi, che il loro principale comandamento è quello dell’utile, e che per ottenere un vantaggio sono disposti a tutto. E invece non è vero. Anzi, tanto più in tempi di crisi, la solidarietà – come dice anche un recente rapporto del Censis – torna a essere un modello diffuso di comportamento. S’impone ancora, acriticamente condivisa, la concezione per cui l’umanità dell’uomo s’identifica con le funzioni del suo corpo, che il corpo è fatto di parti intercambiabili, quasi fosse una macchina, e che perciò può essere manipolato a piacimento.
E invece sulla liceità di queste manipolazioni arbitrarie, che le tecnologie rendono possibili in ogni fase della vita, stanno nascendo sempre più dubbi. L’esistenza umana, infatti, non è affatto un campo di esperimenti. la questione antropologica è una domanda oggi centrale, ed è necessario dare a essa risposta. È quello che intende fare il Convegno di Firenze. Lo intende fare rilanciando con forza l’idea che bisogna proporre nuovamente, proprio da Firenze, proprio dalla culla dell’umanesimo, una concezione dell’essere umano che si contrapponga a tutto ciò che lo può isolare e mortificare nelle sue potenzialità. Il Convegno vuole indicare il modello di questa umanità nuova, e insieme la via che bisogna seguire per realizzarla: la figura di Gesù Cristo.
La fede cristiana – su cui viene posto ora l’accento, dopo che nei Convegni precedenti erano state privilegiate la carità e la speranza – diviene dunque ciò che motiva e sostiene la realizzazione dell’umano. Come afferma lo stesso Invito, nella sua parte conclusiva, bisogna «smettere di fare calcoli e (tornare a) fare Eucarestia».
Il Direttore dell’Istituto
Dr. Prof. Mons. Carlo Sartoni